Ogni nuovo inizio racchiude in sé una certa dose di magia, invisibile ai più e difficile da spiegare a parole. È un insieme di emozioni, anche contrastanti, che caratterizzano la prima volta in cui siamo di fronte a qualcosa di sconosciuto: eccitazione per la nuova avventura, paura di non essere all’altezza della situazione, un po’ di fatica durante il tragitto, frustrazione per non avere una sfera di cristallo che eviti il “senno del poi”.
Sentiamo, ingenuamente, che quel primo passo sarà cruciale, perché segnerà tutto il resto del percorso, una sorta di prima impronta che vogliamo lasciare sulla neve fresca, ancora immacolata. Ma per paura di rovinarla, a volte ci blocchiamo, rimandando la partenza.
È stato così per me, nel pensare al primo articolo di questo blog, e all’essenza del blog stesso: mentre pensavo e ripensavo ho realizzato, a un certo punto, di trovarmi nella situazione delle persone con cui lavoro quando si chiedono, con mix di eccitazione e dubbio, quale sarà “il loro primo passo” su quell’affascinante montagna innevata che sono le soft skill.
Ed è proprio da questa tenera consapevolezza che ho deciso di partire, regalandomi il suggerimento che sono solita dare loro in quei momenti: infatti, ho deciso di lanciarmi, consapevole che un primo passo può essere vissuto come un’esplorazione che permette di rivedere gli altri durante il percorso, se rimaniamo attenti e in ascolto, con l’obiettivo di migliorarci e guardare alle eventuali battute d’arresto come momenti di apprendimento.
Nel tragitto sulle competenze trasversali, arricchito di domande e spunti di riflessione, spero, quindi, che la mia prima impronta incontri presto le vostre, per poter creare insieme un’immagine suggestiva, forse imperfetta, ma unicamente nostra.
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